Spettacoli di Animazione 90

tevogliobeneTe voglio bene assaje

regia di Gaetano Stella


“Te voglio bene assaje” è un percorso della memoria, attraverso le più belle melodie, i versi più famosi, le più note pagine di teatro, il più divertente Varietà della Napoli del primo novecento. Quella che fu definita l’epoca d’oro di Napoli, rivive in questo spettacolo, che senza mai essere nostalgico o rievocativo, tocca le corde più profonde della commozione. Lo spettacolo si compone di una serie di “quadri” che, animandosi, rievocano ora un’atmosfera marinara a Santa Lucia, ora un colorato e chiassoso mercato, ora una magica notte d’amore e serenate a Posillipo, ora la sfolgorante allegria della festa di Piedigrotta e così via.

“Te voglio bene assaje” è, quindi, un viaggio nella Napoli di una volta: allegra, coraggiosa, fantasiosa e colorata! 

 

 partner e patnessaVarietà napoletano

come rideva la Napoli del primo '900

 

regia di Gaetano Stella

Rivive in scena il vecchio Cafè-Chantant napoletano, tra macchiette, scenette comiche e improvvisazioni. Un’alternanza di “numeri”: dalla sciantosa al comico, dal presentatore al “cantante di voce” che ripropone le canzoni classiche napoletane, dalla “prima donna” al “finedicitore”.
In definitiva, una serata esilarante che si pone il solo scopo di emozionare e divertire il pubblico che viene simpaticamente coinvolto a ricreare l’atmosfera del varietà.
La “nobile arte” del Varietà per scoprire che oggi si può ridere di gusto e con gusto, così come “rideva la Napoli del primo 900”.

 

 Cantata 5La cantata dei pastori

 

regia di Gaetano Stella

 

"La Cantata dei Pastori” il cui titolo originale era: “La battaglia del Diavolo ovvero la nascita del Verbo umanato ed il Vero Lume fra le ombre”, era uno spettacolo di arte sacra con un intento, in partenza, decisamente educativo; ma col passare degli anni, dell’edizione e dell’intenzione originale era rimasto ben poco. Scrive il grande poeta Raffaele Viviani: Tutte artiste, dilettante, sfugature d’’o quartiere; masterasce, scarrecante, gravunare, panettiere; E a vedè vestì sta gente cu curazze, cu maglione: Chisto è curto!- Nun fa niente, Ccà ce mancano ‘e buttune. ‘Ntusiasmate ‘e fa chest’arte e p’ascì dinto a’ “Cantata” se pigliavano na parte d’’e bigliette d’’a serata. Ed è con la volontà di proporre questa “atmosfera” che nasce questa messa in scena; lo spettacolo tipicamente natalizio, diventa soprattutto una festa popolare per gli attori e per il pubblico. Quindi non solo Razzullo e Sarchiapone divertono con i loro lazzi e le loro folgoranti battute, ma tutti i personaggi (in un improbabile italiano colto) divertono e si divertono in un crescendo di emozioni, naturalezza, esagerazione, incertezza, semplicità e commozione. Grande impegno, quindi, per gli attori che devono recitare la parte di “non attori” che fanno di tutto per sembrare “attori”. Stesso discorso vale per i musicisti, che contribuiranno a ricreare la magica atmosfera raccontata da Viviani. In definitiva più che una proposta testuale, questa messa in scena è il recupero di una semplicità esecutiva che trascendeva il mero fatto artistico, per evidenziare il momento di aggregazione popolare, con la sua prorompente forza espressiva.